Proveniente dal fondo Guanci, presso Abellinum , è un reperto di marmo pario, formato da una base quadrangolare su cui poggia il corpo circolare, che reca sull'orlo ed alla base due cornici, dai motivi simili a quelli delle Are Augustee a Roma. Intorno al corpo circolare si articola il rilievo: nella parte centrale è rappresentato l'imperatore Tiberio che sacrifica ad Augusto e Germanico eroicizzati: alla destra di Tiberio è rappresentato su di un plinto rettangolare Augusto, con una tunica lunga riccamente drappeggiata e con un rotolo nella mano sinistra. Alla sinistra di Tiberio, su di un plinto più basso rispetto a quello di Augusto, c'è Germanico, suo figlio adottivo, che indossa un mantello militare drappeggiato ai lati, che lascia scoperto il torace e la spalla destra, e che regge un lungo pilo. Affianco ad Augusto, è scolpita una figura femminile con testa diademata, ammantata dalle spalle ai piedi, Livia, sua moglie. Al suo lato c'è un fanciullo alato, forse uno dei figli di Agrippina maggiore e di Germanico, morto prematuro, raffigurato nelle sembianze di Eros, simbolo della famiglia Giulio-Claudia. Alla sinistra di Germanico sono ritratti un barbaro seduto ed una figura riconosciuta come "la Vittoria", aptera (cioè senz'ali) perché non abbandonasse la città. A fianco di questo due figure un elegante personaggio femminile, in cui è identificata Agrippina. Sul lato posteriore dell'ara è scolpita una figura femminile avvolta in un ricco velo: si tratta di Antonia minore, madre di Germanico; alla sua destra è ritratta la figura di un togato, dal viso abraso, identificato con un magistrato o sacerdote di Abellinum, che dedica l'ara alla famiglia imperiale regnante. Originariamente doveva essere collocata in un tempio o in un edificio pubblico per attestare il culto della colonia per la gens imperiale; successivamente, con la decadenza della dinastia, fu usata come vera da pozzo, come provano due fori sulla cornice inferiore ed al centro della base.