Xoanon




In una nuova sala è documentata la stipe votiva del santuario italico dedicato alla dea Giunone Mefitide, localizzato nella Valle d'Ansanto, poco lontano dall'odierno abitato di Rocca San Felice. Il luogo di culto sorgeva poco lontano da un laghetto che emanava esalazioni gassose mortali: questa caratteristica attirava la curiosità degli antichi, che vi scorgevano una manifestazione della potenza degli Dei inferi. Virgilio nel VII° libro dell'Eneide (vv.563-571), descrive i luoghi dell'Ampsanctus, ponendovi l'ingresso dell'Ade, in quanto il lago era considerato uno straripamento dell'Acheronte:

" Nel cuore d'Italia, d'alti monti
ovunque intorno cinto, è un luogo orrendo
a tutti noto: la vallea d'Ampsanto.
Di dense fronde un bosco la circonda
e fragoroso in mezzo rumoreggia
fra scogli acuti e vortici un torrente.
S'aprono quindi le spelonche orrende
del fiero Dite, ove le nere fauci
pestifera voragine spalanca
al prorompente fiotto d'Acheronte .
Qui si calò l'Erinni allora in volo
E liberò di sé la terra e il cielo."



Il deposito votivo della Mefite è testimonianza interessante della cultura figurativa italica e dell'immediatezza con cui riusciva a tradurre il suo senso di profonda religiosità.



Fra i reperti, ben conservati per le caratteristiche del terreno, spicca il grande Xoanon ligneo del V° sec. a.C. (Xoanon dal greco "Intaglio" per cui si indicano così i volti delle divinità intagliate) Alta 142 cm, la scultura ha un volto stilizzato con mento triangolare, naso a rilievo e occhi incavati, mentre i capelli sono dati da una sottile linea che corre all'altezza della nuca. Il corpo è un semplice parallelepipedo, che anteriormente mostra solo due incisioni oblique disposte a croce di sant'Andrea.

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