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Valori in campo- il calcio come scuola di vita: diventa ambasciatore dei valori del calcio nella tua città.

Sin dai primissimi anni di vita l’istinto, la curiosità di un bambino lo spingono a curiosare tra le mura di casa, fanno si che esso inizi a sperimentare qualcosa, che lo porta al movimento fisico e la maggior parte delle volte ritroviamo un bambino che si appassiona al gioco del calcio.

I passi seguenti sono inevitabili; il bambino inizia a crescere, sogna di diventare come Totti, Ronaldinho, Messi, insomma come il campione della propria squadra del cuore, che non venderebbe per nessuna cosa al mondo.

Da subito si inizia a confrontarsi, a disputare le prime partitelle sotto casa con gli amici per puro divertimento, e l’unico scopo è quello di fare amicizia.

Spesso nella propria città, nei campetti di periferia è solito vedere gruppi di ragazzi che vivono in armonia il gioco del calcio, e l’impressione che ne ricaviamo è che essi stanno dimenticando i problemi che angosciano la vita.

Le amicizia che si fanno sotto casa, giù nel cortile, le influenze che provengono dalla famiglia, caratterizzano le scelte che un ragazzo compie nel corso della propria giovinezza. Purtroppo la società in cui viviamo risulta essere fredda è senza valori. Il primo piccolo passo che potrebbe essere fatto sta nel coinvolgere le famiglie ad impostare i valori sani ai propri figli, i valori che proprio il gioco del calcio propone.

Ciò potrebbe essere visto come esempio da coloro che vedono il calcio come unico strumento di lucro (procuratori, agenti, sponsor, presidenti ecc.), i quali magari ingannano ragazzi e genitori con un falso sorriso stampato in faccia e con un contratto in mano, pronti a vendere eventualmente le proprie famiglie pur di accaparrarsi la “ gallinella “ dalle uova d’oro.

Gli stessi calciatori, i quali non utilizzano in campo, ma anche nella vita i veri valori della vita e del calcio, cioè i valori ludico, sociale, educativo, culturale e della sanità pubblica.

Quante volte sarà capitato in tv scene di calciatori che manifestano le proprie virtù nello scalciare un collega, commettere gesti spropositati ed altro? Tutto ciò non fa altro che danneggiare la dignità morale della cultura calcistica.

Il compito di trasmettere i sani valori ai bambini spetta prima di tutto ai genitori e alle associazioni che si occupano della crescita calcistica dei ragazzi.

Una scuola calcio che si reputi degna di essere chiamata cosi deve diffondere ai ragazzi la passione per il calcio, educandoli innanzitutto alla tolleranza, allo spirito di sacrificio, al rispetto delle regole, alla fiducia in se stessi e alla fratellanza prima ancora di sviluppare le sue capacità tecnico-motorie.

Il beneficio che può portare il gioco di squadra è notevole, ma di questo argomento molti genitori restano dubbiosi, e di fronte all’interrogativo che gli si pone <<Il gioco del calcio è davvero uno sport adatto ai bambini?>> Ebbene sì. Può essere adatto dal punto di vista psicologico, come educazione, dal punto di vista sociale come aggregazione di idee e di culture, ed aiuta lo sviluppo fisico.

Nulla come il calcio, se accettato e rispettato, apre le porte ai ragazzi per una completa integrazione. Esso offre un piano relazionale condivisibile, un linguaggio comune, ruoli precisi e soprattutto un immaginario collettivo che va oltre i confini nazionali.

L’obiettivo che ci si pone è quello di far divenire il calcio come uno strumento educativo e formativo. Le associazioni che puntano a questo obiettivo in ambito locale sono dappertutto, ma occorre supportarle quotidianamente e con convinzione, poiché spesso accadono episodi spiacevoli e proprio nell’ambito familiare o della scuola calcio, dove si vedono situazioni di eccessivo incoraggiamento alla violenza da parte degli stessi genitori o dei propri allenatori. Ma la speranza di vedere un calcio pulito, vive nel sorriso di un bambino spensierato, che prende a calci un pallone.

 

                                                                                          Giuseppe Pierri