Speranza, voglia di giocare, anche questa volta mi illudo di vincere e non di finire nuovamente in ospedale per tutte quelle contusioni…
Era una calda giornata di primavera,la scuola volgeva al termine, ormai i libri sono pronti per andare in letargo e Arturo già respirava nell’aria la voglia di occupare al meglio il suo tempo libero: i bagni a mare, le serate in discoteca, ma soprattutto le partite di calcio con gli amici.
Ed è proprio in questo periodo che i ragazzi si accingono ad organizzare le più consuete partite pomeridiane con gli amici, apparentemente spinti dalla voglia di provare quella stupenda sensazione nel momento in cui si segna un goal. Arturo forse era colui che più di tutti amava giocare a pallone, tanto che, nonostante gli impegni scolastici fossero notevoli, non si faceva problemi a trascorrere un paio di ore alla settimana su un campetto verde. Seppure si fosse innamorato del calcio fin da piccolo e fosse valido nel suo ruolo,non ha mai voluto praticare il calcio a livello agonistico perché ha sempre preferito giocare senza ansia e pressione. Finalmente il suo momento era arrivato, le scarpette e i completini erano pronti, il pallone aspettava solo di tornare nel suo habitat, ma quest’ultimo sembrava aver perso il suo fascino. Infatti Arturo si stava rendendo conto che negli ultimi tempi i ragazzi vivevano le partite con una strana frenesia, che non derivava più dalla voglia di divertirsi, bensì dall’energica ricerca della vittoria ad ogni costo. Finché il desiderio di vittoria era forte e non un’esigenza non c’erano problemi, ma nel momento in cui la foga diventava eccessiva si rischiava di farsi male e litigare.
Prima di una partita come le altre Arturo promise scommise con il suo migliore amico Angelo,il barbiere,che chi avrebbe perso si sarebbe tagliato i capelli a zero e questo fatto diede particolari stimoli. La partita volgeva al termine e la squadra di Arturo era in netto vantaggio, Angelo si era innervosito e dato che aveva un carattere tra il permaloso e il puntiglioso improvvisamente commise un bruttissimo fallo ai danni di Arturo; quest’ ultimo rimase indispettito dal gesto del compagno, ma nonostante ciò cercò di continuare la partita. Il ginocchio gli faceva male…Quando tornò a casa si fece accompagnare dal padre in ospedale (per l’ennesima volta) e lì purtroppo scoprì che non avrebbe potuto mai più giocare a pallone perché si era rotto i legamenti crociati.
La notizia lo sconvolse, tanto che fu preso da un forte senso di sconforto e malinconia. L’unica nota lieta era farsi nuovamente assistere da una giovanissima infermiera che si trovava lì a fare volontariato e di cui si era segretamente innamorato. Tra i due già era nata una sorta di amicizia e mentre Arturo le spiegava la sua situazione venne interrotto da un vecchio moribondo che si trovava in quella stanza che gli consigliò di intraprendere un viaggio con la sua zattera. Arturo rimase esterrefatto dalla proposta ma allo stesso tempo eccitato e chiese a Raffaella,questo il nome della giovane infermiera, di accompagnarlo.
La sera stessa i due partirono, ma la fortuna non li accompagnò dato che ben presto si scatenò una terribile tempesta che li fece naufragare.La mattina i ragazzi si risvegliarono su un’isola sperduta
e cominciarono a girovagare,ad un certo punto si accorsero che oltre ad essere molto verdeggiante era anche disabitata. Al centro di quest’isola su un’altura spiccava un castello abbandonato che incuriosì Arturo e Raffaella.
Il sentiero che portava al castello era coperto da un fitto bosco che ne rendeva difficile l’accesso, infatti dopo non molto i due finirono per dividersi. Raffaella spaventata si accovacciò vicino ad un albero e pianse: il suo sconforto venne interrotto da una strana voce che la chiamava: era uno scoiattolo parlante che la tranquillizzò e la condusse al castello.
Nel frattempo Arturo era già giunto al castello ma era stato vittima di un incantesimo e si era addormentato. Nel sogno egli rivede se stesso e i suoi amici quando erano piccoli, quando ogni giorno dovevano comprare un pallone perché quello usato il giorno prima andava quasi sempre perso, quando non avendo campetti dove giocare erano costretti a spostarsi da un cortile all’altro o nei posti più insoliti e ogni giorno si giocava con amici diversi, insomma nella mente del giovane Arturo riaffiorarono tutte quelle sensazioni di gioia e puro divertimento, riaffiora quella spensieratezza che lo accompagnava quando giocava a pallone. Forse questo sogno voleva essere premonitore, voleva essere un richiamo ai veri valori del calcio che erano stati camuffati dalla violenza e esasperata voglia di vincere.
Al momento del risveglio di Arturo, Raffaella giunse al castello e felice di ritrovarsi sentirono che erano lì non per caso, ma per uno scopo ben preciso. Cominciarono dunque ad esplorare il castello alla ricerca di qualcosa che desse un senso alla loro avventura e quando udirono le voci di bambini giunsero a una porticina.La aprirono e furono abbagliati da una luce accecante, questa proveniva da un enorme sfera colorata che conteneva i valori fondamentali del calcio: rispetto, amore per il prossimo, speranza, divertimento puro,tolleranza,onestà.
Appena i ragazzi toccarono la palla essa sparì e subito dopo i ragazzi vennero trasportati di nuovo nel mondo reale e si trovarono nell’attimo antecedente alla partita.
Stavolta qualcosa era cambiato,il ginocchio di Arturo era guarito, e in mezzo al campo c’era più amore e rispetto. A motivare i ragazzi c’era solo la voglia di divertirsi e ciò riempì il cuore di gioia di Arturo e Raffaella, che si sentirono artefici di aver migliorato il mondo del calcio e che la loro avventura era servita a qualcosa…